Tom ha un bell’essere negro: egli è un nobile cuore, un servo fedele e affezionato. Egli verserebbe tutto il suo sangue per te, se occorresse.
— Lo so, ne son certo: ma che giova ricordarmelo? Io non posso farci nulla.
— Non potresti fare qualche altro sacrificio? Io ne sopporterei la mia parte con gioia. Oh, Arturo, io feci quanto era in me per adempiere, da buona cristiana, il mio debito verso questi poveri schiavi! Da molti anni ho preso gran cura di essi, li ho educati, ho vegliato su loro, ho condiviso i loro minimi affanni, ho goduto delle loro minime gioie: E adesso, in qual modo oserò guardarli in volto dopo che per un vile guadagno noi vendiamo un uomo di tanta bontà, di tanta virtù, di tanta fede com’è quel povero Tom, e lo stacchiamo d’improvviso da tutto ciò che gli abbiamo insegnato ad amare e rispettare? Io ho insegnato ad essi i loro propri doveri come padri di famiglia, come sposi, come mariti; e or sarà detto che questi sacri legami sono un nulla per noi di fronte al denaro! Io ho ragionato con Elisa de’ suoi doveri di madre cristiana, le ho raccomandato di vigilare sopra suo figlio, di pregare per lui, di educarlo piamente: che cosa le dirò, se tu glielo strappi dal seno e per un po’ d’oro lo vendi corpo ed anima ad un uomo empio e senza principii? Io le ho ripetuto tante volte che un’anima vale più di tutto l’oro del mondo. Mi crederà ella adesso, se io vendo il suo figlioletto... se lo vendo per la rovina del suo corpo, e forse per la rovina della sua anima?
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Arturo Tom Elisa
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