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      Ecco in che consiste l’osservazione. È una specie, come si direbbe, di facoltà. Non è data a tutti, ma chi la coltiva può far molto.
      — Mi pare, però, — replicò Andy con un certo acume — che se io non avessi aiutato questo tuo spirito di osservazione, non saresti stato sì chiaroveggente.
      — Andy, tu sei un giovane che prometti molto, è innegabile. Io ho una buona opinione di te, e perciò non arrossisco di giovarmi di qualche tua idea. Ma adesso torniamocene insieme a casa, dove scommetto che la nostra padrona ci riserba qualche bocconcino buono. —
      E così dicendo i due negri si avviarono alla casa per pranzare prima di porsi con Haley sulle tracce di Elisa.
     
     
     
     
     
     
     
     
      VII.
     
     
      LE ANGOSCE D’UNA MADRE.
     
     
     
     
      Niuno potrebbe immaginarsi una creatura più desolata e afflitta della povera Elisa quando si allontanò dalla capanna dello zio Tom. Il pensiero dei patimenti e dei rischi ai quali era esposto suo marito, e dei pericoli che minacciavano il suo figlioletto, si univa all’ambascia da lei provata nell’abbandonare l’unica famiglia che avesse mai conosciuta, e nel perdere la protezione di un’amica che essa aveva sempre amata e rispettata.
      Inoltre, tutto pareva che le desse un malinconico addio: i luoghi che l’avevano veduta crescere, gli alberi sotto la cui ombra essa aveva tante volte folleggiato, i boschetti dove in giorni più felici aveva passato tante belle sere passeggiando col suo giovane sposo; tutto ciò che discerneva in quella limpida e fredda notte stellata, sembrava farle un rimprovero d’ingratitudine e chiederle ragione di quell’abbandono.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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