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      L’ostessa, tutta intenta alle faccende della cucina dove preparava il pasto della sera, si voltò senza deporre la forchetta che aveva in mano, quando Elisa le si rivolse con la sua voce soave e lamentevole.
      — Che c’è? — diss’ella.
      — Non c’è qui una barca o una zattera per passare sull’altra riva?
      — No davvero: — rispose la donna — le barche non tragittano, ora. —
      L’inquietudine e lo scoraggiamento che si leggevano in volto ad Elisa diedero nell’occhio alla sua interlocutrice, che soggiunse con un piglio di curiosità:
      — Voi vorreste tragittare il fiume, non è vero? Avete qualcuno de’ vostri malato? Mi sembrate addolorata.
      — Ho un figlio in gran pericolo; — disse Elisa — l’ho saputo soltanto la notte scorsa, e vengo da molto lontano nella speranza di passar con la barca.
      — Veramente, è una sventura! — esclamò la donna le cui materne simpatie si erano risvegliate. — Me ne duole sinceramente per voi. — E mettendo il capo alla finestra gridò: — Salomone! —
      Un omaccione col grembiale di cuoio e con le mani sudice comparve sull’uscio.
      — Dite un poco, Salomone: — continuò la donna — credete che quell’uomo stasera porti i barili?
      — Ha detto che tenterebbe il passaggio ove gli. sembrasse di potersi arrischiare, — rispose colui.
      — Non lungi di qui c’è un uomo che passerà il fiume stasera per recare alcune merci, se pur non si lascia scoraggiare; egli verrà qui a cena; non potreste far altro di meglio che sedervi e attenderlo. Che bel bambino! — ella soggiunse offrendogli una focaccetta.
      Ma il fanciullo, interamente spossato, piangeva di stanchezza.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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