— disse Marks. — Solamente...
— Solamente che cosa? — domandò Tom.
— Eh, nulla! Dico per il battello. Ben vedete che non c’è battello alcuno.
— Ho sentito dire dall’ostessa che un uomo deve stasera traversare il fiume in una barchetta. A ogni costo bisogna andare con lui.
— Suppongo — disse Haley — che avrete dei bravi cani.
— Di prima qualità; — rispose Marks — ma a che ci varrebbero? Voi non avreste, per caso, alcun oggetto suo da far ad essi fiutare?
— Sì, ne ho: — disse Haley con enfasi di gioia — ecco il suo scialle ch’essa dimenticò sopra il letto nel fuggire, ed anche il suo cappello.
— E una vera fortuna! — esclamò Loker. — Date a me queste cose. Però, io temo che i cani mi guastino la donna se le si gettano addosso.
— Ciò merita considerazione; — riprese Marks — i nostri cani un giorno fecero quasi a brani un taglialegna, laggiù a Mobile, prima che noi potessimo ritenerli.
— Sicuro, per questa specie di schiavi che si vendono per la loro bellezza, convien tenere altro modo, — osservò Haley.
— La cosa è chiara! — riprese Marks. — E poi, se essa è in una casa, i cani a nulla servirebbero, del pari che negli Stati liberi, dove si può viaggiare in vettura; ond’è che non potreste seguir la sua traccia. I cani giovano solamente nelle piantagioni dove i negri, quando fuggono, sono costretti di andare a piedi.
— Suvvia! — disse Loker che tornava dal banco dove era andato a raccogliere informazioni. — Costoro dicono che l’uomo è giunto col suo battello, e perciò, Marks... —
Questo brav’uomo rivolse uno sguardo di rimpianto verso la camera dove stava così a bell’agio e da cui doveva partire, e lentamente si alzò. Dopo avere scambiato alcune parole con Tom Loker circa ulteriori intelligenze, Haley, con visibile rincrescimento, gli contò i cinquanta dollari, e i degni compagni si separarono.
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