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      Non posso più reggermi in piedi dalla stanchezza, ho il capo che mi va in pezzi. —
      La signora Bird rivolse lo sguardo sopra una boccetta, di acquavite canforata, che era, nella credenza, e pareva volesse prenderla; il marito la trattenne.
      — No, no, Maria; non voglio droghe. Una buona tazza di tè ben caldo e un po’ di pace domestica, ecco ciò che desidero. Oh, che faccenda noiosa è il far le leggi! —
      E il senatore sorrise, come se provasse un’interna soddisfazione al pensiero di sacrificarsi per il proprio paese.
      — Ebbene, — disse la moglie, dopo che fu versato il tè — che ha fatto il Senato? —
      Convien sapere che per la tranquilla e buona signora Bird era una cosa del tutto insolita l’occuparsi di ciò che avveniva alla Camera, poiché saggiamente considerava che aveva da fare abbastanza nel governo della famiglia.
      Il signor Bird inarcò dunque le ciglia maravigliato, e rispose:
      — Nulla di grande importanza!
      — È poi vero che sia stata fatta una legge la quale vieta di dar soccorso a quella povera gente di colore che attraversa il paese? M’è stato detto che si discuteva una legge di questa sorta; ma non credo che un’assemblea cristiana possa sancirla.
      — Che cosa vuoi dire, Maria? Mi diventi forse una donna politica?
      — Oh, no davvero! Io non darei un quattrino per tutta la vostra politica. Ma in quanto a cotesta legge, io dico che è crudelissima ed anticristiana; e spero, mio caro, che essa non ottenga la sanzione.
      — Ecco tutto ciò che è stato fatto: abbiamo votato una legge che proibisce di favorir la fuga degli schiavi del Kentucky, mia cara.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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