— Oh, il mio Enrico! Me l’hanno preso! — Il fanciulletto, udita quella voce, saltò dalle ginocchia di Cugioe, corse alla madre e le gettò le braccia al collo.
— Ah, è qui, è qui! — esclamò essa. — Oh, signora, — disse poi come fuor di sé alla moglie del senatore — proteggeteci! Non ci lasciate prendere!
— Niuno qui vi farà del male, povera donna! — disse la signora Bird con voce affettuosa. — Siete in salvo, non temete.
— Dio vi benedica! — esclamò la donna, coprendosi con le inani il viso e singhiozzando, mentre il fanciullo, vedendola piangere, si sforzava di salirle sopra le ginocchia.
Mercé quelle dolci cure donnesche, di cui nessuna s’intendeva meglio della signora Bird, la povera donna si riebbe alquanto.
Un letto provvisorio fu preparato per essa vicino al fuoco; in breve ella si addormentò d’un sonno profondo, e il suo bimbo, non meno stanco di lei, prese a dormire nelle sue braccia. Avevano tentato invano di toglierlo di lì affinché essa riposasse meglio: non volle separarsene, ed anche nel sonno lo stringeva con le braccia, quasi temendo che le fosse rapito.
I coniugi Bird erano tornati nel salotto, dove, per quanto strano ciò possa sembrare, non si fece più parola che alludesse al colloquio precedente.
La signora Bird s’era messa a un suo lavoro di maglia ed il signor Bird faceva le viste di leggere i giornali.
— Sarei curioso di sapere chi ella sia! — esclamò finalmente il signor Bird, posando il foglio.
— Quando sarà svegliata e un po’ ristorata, vedremo, — disse la signora Bird.
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