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      — Senti, moglie mia... — soggiunse il signor Bird, dopo aver pensato un istante in profondo silenzio, col giornale sempre in mano.
      — Ebbene, caro?
      — Non potrebbe indossare una delle tue vesti, riadattata alla meglio? Essa è un po’ più alta di te, mi pare. —
      Un sorriso mal trattenuto sfiorò le labbra della signora Bird, che gli rispose:
      — Vedremo —
      Dopo un’altra pausa, il signor Bird ripeté:
      — Di’, mia cara?
      — Ebbene, che c’è?
      — Quel vecchio mantello di cui tu mi copri nel breve riposo del dopopranzo, faresti bene a darglielo, perché essa è priva di vesti. —
      In quell’istante Dina si affacciò per dire che la povera donna era svegliata e chiedeva della signora.
      I coniugi Bird tornarono in cucina accompagnati dai due loro figliuoli più grandicelli, poiché i piccini erano stati messi a letto.
      La donna era seduta sopra una panca presso il fuoco, e stava guardando fissamente la fiamma con espressione di placida tristezza e di abbattimento d’animo.
      — Avete bisogno di me? — disse la signora Bird con aria graziosa. — Spero che ora vi sentirete meglio, povera donna! —
      Un sospiro lungo e malinconico fu la sola risposta: ma essa alzò gli occhi e fissò la signora Bird con tale sguardo angoscioso e supplichevole, che le lacrime scorsero dagli occhi della piccola signora.
      — Non temete di niente; qui non avete che amici, povera donna! Ditemi di dove venite, e di che cosa avete bisogno.
      — Vengo dal Kentucky.
      — Quando siete giunta? — domandò la signora Bird, cominciando l’interrogatorio.
      — Poco fa.
      — Come siete passata?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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