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      E perché? Per la ragione, egli disse, che io m’ero dimenticato chi fossi, e per farmi bene intendere che io ero soltanto un povero negro. Infine, come se ciò non bastasse, egli pose un muro tra me e mia moglie, ordinandomi di non pensar più ad essa e di vivere con un’altra. E tutto ciò le vostre leggi danno il potere di farlo, a dispetto di Dio e della coscienza!
      «Come vedete, signor Wilson, non ve n’è uno, di quegli atti infami che spezzarono il cuore di mia madre, delle mie sorelle, di mia moglie ed il mio, che non abbia la sanzione delle vostre leggi! E voi date a ciò il nome di leggi della mia patria?... Signore, io non ho patria, nel modo stesso che non ho padre. Ma sto per averne una. Niente di più io chiedo al vostro paese, che di potermene allontanare. E quando avrò tocco il suolo del Canada, le cui leggi mi tuteleranno, quella sarà la mia patria, ed alle sue leggi obbedirò. Ma niuno tenti fermarmi, o badi a sé, perché io sono disperato. Per la mia libertà darò tutto il mio sangue fino all’ultima stilla. Voi dite che altrettanto fecero i padri vostri; se ciò fu un diritto per loro, è un diritto anche per me! —
      Questo discorso fatto da Giorgio, parte sedendo presso la tavola, e parte passeggiando in su e in giù a gran passi per la camera, discorso unito a lacrime, ad un fiero balenar di sguardi, a gesti di disperazione, vinse il cuore del buon vecchio, il quale, toltosi il fazzoletto di tasca, se ne fregava con tutta forza il viso; indi proruppe:
      — Li colga tutti il malanno!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Dio Wilson Canada Giorgio