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      Nulla importa che sia eccellente la sua padrona, nulla ch’essa abbia amore a quella casa: non torni indietro, perché la schiavitù non può trarre seco che l’infelicità. Ditele che formi del nostro figliuolo un uomo libero, acciocché egli non debba soffrire quanto ho sofferto io finora. Le direte tutto questo, signor Wilson? Me lo promettete?
      — Sì, le dirò tutto, ma spero che voi non morrete; fatevi animo; voi siete un brav’uomo. Confidate in Dio, Giorgio. Col più vivo del cuore io desidero che vi mettiate al sicuro, benché... sì, sì, lo bramo ardentemente.
      — C’è un Dio nel quale io possa confidare? — disse Giorgio con accento di sì amara disperazione, che fermò le parole sul labbro del vecchio. — Oh, io vidi cose in vita mia che mi fecero dubitare dell’esistenza di un Dio! Tuttavia i bianchi non comprendono quale impressione facciano tali cose sull’animo nostro. V’è un Dio per voi, ma per noi non ve n’è alcuno!
      — Non dite questo, figliuolo mio! — esclamò il vecchio, mentre i singhiozzi gl’interrompevano quasi le parole. — Non pensate in tal modo. Vi è di certo; le nubi e le tenebre lo circondano: ma la misericordia e la giustizia formano il sostegno del suo trono. Dio esiste, Giorgio; credetelo; fidate in Lui, ed Egli v’aiuterà, ne son certo. Verrà giorno in cui si metterà ordine a tutte le cose, almeno nell’altra vita se non in questa. —
      La sincera pietà e benevolenza di quel semplice vecchietto diedero alle sue parole una tale impronta di autorità, che Giorgio cessò di passeggiare disordinatamente per la camera, e fermandosi pensoso un istante, disse con placido aspetto:


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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