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      — Senza dubbio è una cosa cattiva; — replicò la giovane, scotendo una vesticciuola da fanciullo che essa aveva allora terminata, e della quale stava attentamente esaminando il ricamo — ma immagino che questa triste cosa non accada poi tanto spesso.
      — Accade spessissimo! — esclamò la prima signora. — Io ho vissuto molti anni nel Kentucky e nella Virginia, e ne ho veduto quanto basta per averne male al cuore. Supponete, signora, che si venga a strapparvi dal seno i vostri due figlioletti per venderli...
      — Noi non possiamo dai nostri sentimenti misurar quelli di simil razza di gente! — rispose la giovane signora, che scompartiva della lana sulle sue ginocchia.
      — In verità, signora, voi non li conoscete bene se potete parlare così; — replicò la sua interlocutrice con vivacità — io nacqui e crebbi in mezzo a loro, e so che essi sentono tanto profondamente e più profondamente forse di noi.
      — Davvero? — fece l’altra signora, poi sbadigliò, guardò fuori del finestrino, e finalmente, a guisa di conclusione, ripeté l’osservazione con la quale aveva cominciato il discorso:
      — Sarà come voi dite; ma io credo, a ogni modo, che sono più felici che se fossero liberi!
      Senza alcun dubbio è negli intendimenti della divina Provvidenza che la razza africana resti soggetta e in una condizione umiliante, — disse un grave gentleman vestito di nero, un membro del clero, che era seduto presso l’uscio della sala: — «Maledizione sia sopra Canaan; egli sarà servo dei servi de’suoi fratelli», dice la Scrittura.
      — Dite un po’, signor mio: è veramente questo il significato di tali parole?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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