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      E lo straniero, il quale non era altri che John, l’onesto negoziante di cavalli che abbiamo presentato nell’osteria del Kentucky ai nostri lettori, si pose a sedere e a fumare, mentre un sorriso enimmatico balenava sul lungo e scarno suo volto.
      Un giovane, alto anch’egli e svelto della persona, il cui sguardo esprimeva vivacità di sentire pari a intelligenza, prese allora la parola e disse:
      — «Tutto quel che non vorreste che fosse fatto a voi, non fatelo agli altri.» Suppongo — soggiunse — che anche ciò stia scritto nella Bibbia, al pari di: «Maledetto sia Canaan
      — Sì, — disse il mercante di cavalli — ciò sembra chiarissimo a poveri diavoli come noi. —
      E John mandava fuori ondate di fumo che pareva un vulcano.
      Il giovane pareva pronto a riprendere la parola, allorché il piroscafo si fermò d’improvviso: tutti accorsero per vedere dove si sbarcasse.
      — Quei due individui sono ecclesiastici? — domandò John a uno degli uomini della ciurma mentre uscivano.
      L’uomo fece cenno di sì.
      Nel momento in cui il piroscafo si fermò, una negra vi si precipitò con impeto, attraversò la folla, e slanciandosi verso il gruppo di schiavi, gettò le braccia al collo dell’infelice che vedemmo registrato sotto il nome di John, d’anni trenta.
      Ma a qual pro ridire una storia già troppo sovente narrata, una storia di pianto e di disperazione? A qual pro mostrare il debole oppresso, torturato a profitto del forte? Questa storia si rinnuova ogni dì, e grida vendetta nel cospetto di colui che non è sordo, benché non abbia ancora risposto.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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