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      Le angosce mortali che si leggevano nelle sembianze dell’infelice madre, le mani contratte e il respiro ansante di lei, erano per Haley semplicemente uno degl’incidenti inevitabili del suo traffico, e andava fra sé ruminando il modo di evitare che costei producesse con le sue grida qualche agitazione a bordo; poiché Haley, al pari di molti altri difensori delle nostre istituzioni, nutriva un odio assoluto e profondo contro ogni specie di agitazione.
      Ma la misera stette muta.
      Il cuore di lei era troppo addentro e troppo mortalmente ferito perché potesse alzare un sol grido o versare una lacrima sola.
      Ella stava immobile come colpita da vertigine; le mani le pendevano inerti sul fianco; i suoi occhi guardavano fissamente, senza veder nulla. Lo schiamazzo ed il ronzio della folla, i muggiti della macchina le giungevano confusi e dolorosi all’orecchio; e quel povero, muto e spezzato cuore non aveva né grido né lacrima nella sua estrema miseria. Lucy era calma.
      Il mercante che in fin dei conti era quasi umano e compassionevole quanto alcuni dei nostri uomini politici, pensò gl’incombesse l’obbligo di far la parte di consolatore e darle quei conforti che le circostanze richiedevano.
      — So bene, Lucy, — diss’egli — che la cosa è un po’ dura in sulle prime: ma una giovane che ha buon senso come voi non si perde d’animo per questo. Voi capite bene che ciò era necessario, inevitabile, e che non ci potreste rimediare.
      — Ah, tacete, tacete! — esclamò la donna con un suono di voce come di persona che affoghi.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Haley Haley Lucy