Ma dite, o signore, chi forma il mercante? Quale dei due è degno di maggior biasimo: l’uomo intelligente, istruito, colto, che approva un sistema di cui il mercante di schiavi è l’inevitabile effetto, o il povero mercante stesso? Voi mantenete l’opinione pubblica che rende necessario il suo traffico, che lo invilisce e lo deprava a tal segno, da non sentir più la vergogna di quel commercio obbrobrioso. In che dunque valete meglio di lui? Voi siete educato, egli ignorante; voi appartenete ad un’alta classe, egli ad una classe inferiore; i vostri modi sono squisiti, triviali i suoi; voi possedete belle doti d’ingegno, egli n’è privo. Nel giorno del Giudizio finale, però, le stesse considerazioni possono renderlo meno colpevole di voi.
Nel chiudere la descrizione di questi piccoli inconvenienti d’un commercio legale, dobbiamo pregare i nostri lettori di non supporre che i legislatori americani siano interamente spogli di umanità, come si potrebbe a torto arguire vedendo i grandi sforzi che essi fanno con modi governativi per proteggere e perpetuare questa sorta di traffico.
Chi non sa con quale facondia i nostri grandi uomini declamano a gara contro la tratta dei negri all’estero? Sorse fra noi un vero esercito di Clarkson e di Wilberforce, e nulla era più ammirevole che l’udirli perorare la causa dell’umanità.
Far mercato dei negri dell’Africa, caro lettore, è abominevole: ma far mercato dei negri del Kentucky, è cosa approvata dalle leggi.
XIII.
UNA COLONIA DI QUACQUERI.
Una scena di pace si offre ora ai nostri sguardi.
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Giudizio Clarkson Wilberforce Africa Kentucky
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