Mentre tutti gli altri preparativi della colazione proseguivano, Simeone il vecchio, in maniche di camicia, dinanzi ad un piccolo specchio, attendeva all’antipatriarcale operazione di radersi la barba.
Tutto nella gran cucina procede quietamente e fraternamente: ognuno pare felicissimo dell’occupazione che ha per le mani, e vi si sente come un’atmosfera di mutua confidenza e di buon volere. Il suono dei coltelli e delle forchette che si pongono sulla mensa in bell’ordine sembra avere alcunché di grato e di amichevole, mentre il pollo ed il prosciutto che sono nella cazzaruola frammisti, levano un mormorio allegro, quasi godano di servire alla festa di quel giorno.
Allorché Giorgio, Elisa ed Enrichetto uscirono dalla loro camera, ebbero sì amorevoli e festose accoglienze da tutta la famiglia, che sembrò loro di sognare.
Allora fu subito imbandita la colazione.
La sola Maria era rimasta presso il focolare e continuava. a cuocer le sue focaccine che portava sulla mensa quando avevan preso quel colore bruno-dorato che ne indica la perfezione. Rachele non era mai sembrata sì contenta come ora, in capo di tavola.
Nel modo con cui faceva passare un piattello od una tazza, era alcunché di sì materna e di sì cordiale bontà, che pareva aggiungesse a quei cibi un nuovo e misterioso sapore.
Era la prima volta in vita sua che Giorgio trovavasi seduto da eguale alla mensa di un bianco. Egli provò da principio qualche peritanza; ma l’affezione che tutti gli dimostravano dissipò in breve quel suo impaccio, come i raggi di un bel mattino disperdono le nebbie fluttuanti per l’aere.
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