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      In un caso simile voi scrivereste a vostra moglie, dareste vostre notizie ai vostri figliuoli. Ma Tom non sapeva scrivere; per lui la posta era come se non esistesse, e l’abisso di separazione non poteva essere valicato né da una parola d’amore né da un segno di vita.
      Non è dunque strano se alcune lacrime gli cadono sulla Bibbia, aperta lì, sopra una balla di cotone, mentre il suo dito paziente, guidandogli l’occhio di parola in parola, lo aiuta a rintracciarne le promesse.
      Avendo imparato tardi a leggere, Tom non leggeva correntemente, e durava fatica a passare da un versetto all’altro; ma per buona sorte quel libro nulla perde a essere in una certa guisa compitato. Pare anzi che tutte le sue frasi, come verghe d’oro, debbano essere pesate ad una ad una da chi ne voglia comprendere il valore inestimabile.
      Seguiamolo un istante, mentre egli va dietro alle parole col dito e le pronunzia sottovoce. —
      — «Il... vostro... cuore... non... si... turbi... Voi... credete... in... Dio... credete... anche... in... me... Vi... sono... parecchie... sedi... nella... casa... del... padre... mio... Vado... a... prepararvi... colassù... un... posto.» —
      Gli uomini istruiti, quando leggono il Vecchio od il Nuovo Testamento, sono arrestati da numerosi dubbi.
      Mille questioni di autenticità del manoscritto, di esattezza nelle traduzioni, pongono alla tortura il loro intelletto. Ma non era così per il povero Tom; per lui tutte le parti della Bibbia erano sì evidenti e sì divine, che la possibilità di un dubbio non entrava mai nel suo semplice cuore.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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