Ahimè! Questa stella non brillò che un istante per Agostino Saint-Clare.
Egli e la gentil giovinetta furono ben presto fidanzati. Tornato nel mezzogiorno per fare i preparativi delle loro nozze, Agostino si vide d’improvviso respinte le sue lettere, accompagnate da un breve avviso col quale il tutore di lei gli annunciava ch’essa, prima del suo ritorno, sarebbe moglie d’un altro.
Furente e quasi fuor di sé dal dolore, Agostino sperò invano, come accadde a ben altri, di scacciarne dal suo cuore perfino la rimembranza con uno sforzo disperato. Troppo altero per discendere a suppliche o chiedere spiegazioni, si lanciò nel turbine di una società galante.
Quindici giorni erano appena trascorsi dall’arrivo della lettera fatale, e Saint-Clare era già il riamato amante di una bella a quei giorni celebrata, e, poco tempo dopo, il marito d’una cara donnina elegantissima, con un paio di grandi occhi neri e centomila dollari; non occorre dire che ognuno lo stimò il più felice degli uomini.
I novelli sposi stavano godendo il primo mese del loro matrimonio, corteggiati da una splendida comitiva d’amici, in una loro deliziosa villa presso il lago di Pontchartrain, quando un giorno fu consegnata ad Agostino una lettera, il cui carattere era da esso troppo ben conosciuto. In quel momento egli, circondato da un crocchio di giovani damerini, si abbandonava tutto al brio d’una gaia e rumorosa conversazione.
Alla vista della lettera un pallore mortale gli velò il volto, ma gli riuscì di conservare la sua presenza di spirito e continuò per un po’ di tempo a cianciar di mode e galanterie: ma poi sparì a un tratto, corse a chiudersi nella sua camera, dove, solo, tremante, aprì quella lettera che sarebbe stato assai meglio per lui non aver mai ricevuta.
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