In una di tali fattorie e in una di tali famiglie Ofelia aveva passato quarantacinque anni d’una vita tranquilla, ed in essa l’avrebbe terminata, se non era il suo cugino che la invitò a recarsi con lui alla Nuova Orléans.
Primogenita d’una numerosa famiglia, era stata tuttavia considerata fino allora da suo padre e da sua madre come una fanciulla; e la proposta di lasciarla partire per la Nuova Orléans fu una cosa inaudita. Il canuto padre tolse dagli scaffali della libreria il suo atlante per conoscere precisamente il grado di longitudine e latitudine sotto cui è situata la gran città, e si pose a studiare diligentemente il viaggio di Flint nel Sud-Ovest, per formarsi un’idea precisa dei luoghi.
La vecchia madre domandava ansiosamente se Orléans fosse mai una città orribilmente perversa, soggiungendo che in tal caso sarebbe minor pericolo andare fra i selvaggi delle isole Sandwich, che fra qualsiasi altra gente pagana.
Si sparse subito voce in casa del ministro, in quella del medico, e nel magazzino di mode della signora Peabody, che madamigella Ofelia Saint-Clare aveva intenzione di fare un viaggio fino alla Nuova Orléans per starvi con suo cugino. E l’intero villaggio non poteva vedere effettuarsi siffatta intenzione senza entrarvi un po’ con le sue ciance.
Il ministro, che parteggiava caldamente per l’abolizione della schiavitù, temeva alquanto che quel viaggio riuscisse a incoraggiar gli abitanti del Sud a durare nel loro sistema; mentre il dottore, che era del partito opposto, dichiarava che Ofelia faceva bene a partire.
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