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      I suoi movimenti sono improvvisi, risoluti, energici. Non parla molto, ma le sue parole vanno diritte allo scopo. In ogni sua abitudine essa è la personificazione dell’ordine, dell’accuratezza, del metodo; è puntuale come un orologio, inesorabile come una locomotiva, e tiene in altissimo dispregio tutte le persone di un naturale differente dal suo.
      Il più grave dei peccati, ai suoi occhi, l’abominazione delle abominazioni, è la leggerezza.
      Quando ha detto di qualcuno ch’egli è incoerente, costui non trova più remissione. Ella non stima chi non muove in linea retta, senza deviare, verso un determinato scopo. Coloro che nulla fanno o che non sanno precisamente che cosa vogliono fare, o non prendono la via meno lunga per conseguire i loro disegni, non godono la sua stima. Neanche si degna di esprimer loro la sua riprovazione: ma è verso di essi di una severità e ruvidezza indicibili.
      Quanto alla sua coltura intellettuale, essa ha uno spirito attivo, chiaro, vigoroso. Conosce bene la storia e gli antichi classici inglesi, ed i suoi pensieri sono forti, benché conclusi in limiti ristretti. I suoi dogmi teologici sono numerati distintamente, contrassegnati, disposti in ordine, come i fagottini del suo baule. Lo stesso dicasi delle sue idee sopra ogni sorta di cose della vita pratica, come sarebbe il governo della casa in tutte le singole sue parti, e le varie politiche relazioni del suo villaggio nativo. Ma la base del suo carattere e di ciascuna delle sue idee è il sentimento del dovere.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624