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      Questa delicatezza di coscienza è predominante, in ispecie nelle donne della Nuova Inghilterra. Questo è per così dire lo strato di granito che scende più profondo e sorge altresì alla vetta delle più alte montagne.
      Miss Ofelia è cieca schiava del proprio dovere. Quando è certa di seguire la via del dovere, né l’acqua né il fuoco, come è solita dire, la distoglierebbero da quella. Si getterebbe in un pozzo o alla bocca di un cannone carico, se la sua coscienza glielo consigliasse.
      Il suo tipo ideale di giustizia e di perfezione è sì elevato e perfetto, e sì poco condiscendente alla umana fragilità, che nonostante i suoi sforzi eroici per raggiungerlo, essa è sempre tormentata dal sentimento penoso della propria insufficienza, il che dà alla sua pietà una tinta severa e malinconica.
      Ma come potrà essa andar d’accordo con Agostino Saint-Clare, uomo d’allegra vita, tollerante, incoerente, scettico, e che pare mettersi sotto i piedi, con una troppo libera e sdegnosa indifferenza, le abitudini ed opinioni a lei sì care?
      Il fatto è ch’essa gli voleva un gran bene. Quando era fanciulletta, gli aveva insegnato il catechismo, accomodato i vestiti, pettinato la sua bella capigliatura, e rivolto al bene ogni sua minima azione. E poiché egli aveva dimostrato sempre affetto vero e profondo, egli ne aveva saputo trarre il suo proprio vantaggio, persuadendola senza gran difficoltà che la strada del dovere metteva pur capo alla Nuova Orléans, e che essa avrebbe fatto opera buona con l’andarvi a intraprendere l’educazione d’Evangelina e salvar la casa dalla rovina cui la esponevano le interminabili infermità di sua moglie.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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