— Sì, sì, carina; tutto è veramente magnifico, — disse Ofelia. — Ma, poveri noi, la nave è già ferma, e il babbo non si vede! —
Incominciò il trambusto che è solito accompagnare gli sbarchi. Si vedevano correre servi, facchini che si contendevano i bagagli dei passeggeri, donne che cercavano e chiamavano i loro figli, e tutti facevano calca per scendere nelle barchette.
Miss Ofelia, dopo avere schierato in ordine di battaglia tutti i suoi arredi, si pose risolutamente a sedere sopra il vinto baule, deliberata a difendere la sua proprietà fino all’ultimo.
— Debbo prendere il vostro baule, signora?
— Volete che m’incarichi dei vostri fagotti e canestri?
— Spetta a me, signora, di portare i vostri bagagli.
— No, signora, tocca a me di servirvi. —
Tali grida assalirono miss Ofelia da tutte le parti.
Ma ella, ritta e impettita, tenendo in mano il suo fascio di ombrelli e ombrellini, rispondeva negativamente in modo da scoraggiare un cocchiere di piazza.
— Ma a che diamine pensa dunque il tuo babbo? — diss’ella impaziente a Evangelina, non potendo comprendere dove egli si trattenesse in quel momento importante. — Spero bene che non sia caduto in mare; ma qualche guaio gli è capitato senza dubbio. —
E mentre le sue apprensioni crescevano, eccolo sopraggiungere col suo solito fare sbadato ed offrire alla fanciulletta uno spicchio d’arancia.
— Ebbene, — disse poi — cugina, siete pronta?
— E un’ora che son pronta! — rispose miss Ofelia. — Veramente cominciavo a stare in pensiero per voi, Agostino.
— Andiamo, dunque; la carrozza ci aspetta.
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Ofelia Ofelia Ofelia Evangelina Ofelia Agostino
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