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      La gran folla si è diradata, e potremo sbarcare in un modo decente e da cristiani, senza troppi urtoni e spinte. Ehi, — soggiunse volgendosi ad un cocchiere — portate via questa roba!
      — Io vado subito a vedere come collocherà ogni cosa, — disse Ofelia.
      — A che serve, cugina? — disse Saint-Clare.
      — In ogni caso, questo lo porterò io, e quest’altro, e questo pure — soggiunse Ofelia, mettendo da parte tre scatole e un sacco.
      — Cara cugina, non bisogna portar qui fra noi coteste abitudini delle Montagne Verdi! Sarà bene che vi conformiate ai nostri costumi meridionali. Carica in tal modo, vi prenderebbero per una fantesca. Suvvia, date tutto a costui, che porterà ogni cosa come se portasse delle uova. —
      Miss Ofelia rivolse uno sguardo disperato al cugino che le involava i suoi tesori, né fu tranquilla fino a che non li vide ben assestati vicino a lei nella carrozza.
      — Dov’è Tom? — chiese Evangelina.
      — E a cassetta, amor mio! Ne faremo un regalo alla mamma. Voglio metterlo al posto di quell’ubriacone che fece ribaltare ultimamente la nostra carrozza.
      — Oh, Tom sarà uno stupendo cocchiere, ve lo assicuro io! — disse Evangelina. — Per certo non s’ubriacherà mai. —
      La vettura si fermò dinanzi a un’antica abitazione edificata in quello stile metà francese e metà spagnuolo, di cui si vedono tuttora alcuni residui nella Nuova Orléans.
      Il cortile dove la carrozza entrò, per una porta a sesto acuto, era perfettamente quadrato e cinto di un portico alla moresca. L’interno di questo cortile era stato evidentemente architettato per sodisfare il gusto di un uomo voluttuoso e di vivace immaginativa.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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