— Intanto, cugina, voi dovete aver bisogno di riposarvi dalla fatica del viaggio. Adolfo, dite a Mammy che venga. —
La dignitosa mulatta che Evangelina aveva sì teneramente abbracciata, entrò con in testa un gran turbante rosso e giallo che la fanciullina le aveva recato in dono, e che le aveva acconciato in capo con le sue proprie mani.
— Mammy, — disse Saint-Clare — affido questa signora alle vostre cure. Essa è stanca, e ha bisogno di riposo. Conducetela alla sua camera e fate che non le manchi nulla. —
E miss Ofelia, preso commiato dai due sposi, seguì la mulatta.
XVI.
LA PADRONA DI TOM.
— Adesso, Maria, — diceva Saint-Clare — ecco che incominciano per voi giorni d’oro. È qui nostra cugina, buona e operosa massaia della Nuova Inghilterra, la quale si assumerà, alleggerendone voi, tutto il governo della casa e vi lascerà il tempo di tornar giovane e bella. Sarà perciò necessario che prima di tutto le venga fatta la consegna delle chiavi. —
Saint-Clare faceva queste osservazioni a sua moglie durante la colazione e presente miss Ofelia, pochi giorni dopo l’arrivo di quest’ultima.
— Essa è la benvenuta; — disse Maria, appoggiando languidamente il capo sulla propria mano — ma spero che miss Ofelia s’avvedrà ben presto come in questa casa le vere padrone siano invece le schiave.
— Oh, certamente se n’avvedrà, e scoprirà anche molte altre verità! — rispose sorridendo Saint-Clare.
— Ci viene rimproverato di tenere degli schiavi, come se noi li tenessimo per i nostri comodi; — riprese a dire Maria — ma in verità, se consultassimo i nostri comodi, ci sbarazzeremmo di tutti costoro.
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