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      Io son di opinione che dobbiamo essere buoni ed affabili con gli schiavi, e tale io sono stata; ma bisogna metterli anche al loro posto, e questo Eva non sa fare. Essa non conosce affatto quali devono essere le condizioni d’uno schiavo. Non l’avete udita voi stessa quando mi proponeva di vegliarmi invece di Mammy, per lasciar dormire costei? Ciò vi sia un saggio di quel che farebbe, se non fosse tenuta d’occhio.
      — Ma — disse con aspro accento miss Ofelia — suppongo che voi consideriate i vostri schiavi come creature umane che hanno bisogno di riposarsi al pari di noi!
      — Certamente, ed ho la più gran cura di provvederli di quanto loro occorre, purché, ben inteso, ciò si accordi col loro dovere. Mammy può dormire, un momento o l’altro, ed essa lo fa, siatene certa: è la più gran dormigliona che io abbia mai conosciuta. Cucendo, in piedi o a sedere, essa dorme in qualunque luogo si trovi. Ma che si debbano trattare i servi come se fossero piante esotiche o porcellane della Cina, vi dico in verità che è una cosa affatto ridicola! —
      Così parlando, Maria si tuffò fra i morbidi e voluminosi guanciali di un ampio divano e si portò sotto al naso una boccettina d’odore.
      — Vedete, cara Ofelia, — riprese a dire con voce fioca e soave — io non parlo mai di me: prima di tutto non ne ho l’abitudine, e poi mi sarebbe sgradevole il farlo; a ogni modo, me ne mancherebbe la forza. Ma su certi argomenti, Saint-Clare ed io siamo di opinione diversa. Saint-Clare non mi comprese mai, non mi apprezzò mai degnamente.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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