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      Ecco di che si tratta: Adolfo si è così a lungo ingegnato d’imitare le mie grazie e le mie perfezioni, ch’è riuscito da ultimo a credersi tutt’uno col suo padrone; ed io sono stato costretto a fargli capire il suo inganno.
      — Come? — fece Maria.
      — Ho dovuto, dico, fargli capire in modo chiaro che io desideravo di conservare il godimento di alcuni miei abiti; ho dovuto altresì circoscrivere il suo lusso in quanto all’uso che egli fa della mia acqua di Colonia, e finalmente ho avuto la crudeltà di non lasciargli che una dozzina di fazzoletti di tela batista. Adolfo era quasi sul punto di ribellarsi; ma io gli ho parlato da padre per rimetterlo sulla buona via.
      — Oh, Saint-Clare! Quando imparerete a trattare coi servi? È una cosa veramente abominevole l’essere così indulgente! — disse Maria.
      — Ma in fin dei conti, che male c’è se questo povero diavolo desidera di rassomigliare al suo padrone? Se io gli ho dato una così cattiva educazione da fargli considerare l’acqua di Colonia e i fazzoletti di tela batista come il supremo dei beni, per qual ragione non gliene darei?
      — E perché non l’avete educato meglio? — esclamò miss Ofelia con uno sforzo di coraggio.
      — Perché è troppa noia. La pigrizia, cugina mia, la pigrizia... ecco quel che danna l’anima più di tutto il resto! Senza la pigrizia io stesso sarei un angelo. Io inclino a pensare che la pigrizia è quel che il vostro vecchio dottor Botherem, nel Vermont, era solito chiamare l’essenza di male morale. Questa è davvero una riflessione giustissima.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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