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      Oh, vorrei che lo aveste udito!
      — A che pro? I giornali mi danno insegnamenti simili e intanto io posso fumare un sigaro: cosa che non è lecita in chiesa.
      — Ma dite, di grazia: voi non partecipate a questi sentimenti e opinioni? — domandò miss Ofelia.
      — Che? Io! Vedete, cugina, partecipo così poco della grazia del Cielo, che non rimango punto convinto delle considerazioni religiose che si fanno su tali argomenti. S’io dovessi dir qualche cosa sulla schiavitù, direi chiaro e tondo: «Noi l’abbiamo, ne profittiamo e vogliamo mantenerla perché così vuole il nostro interesse». Il problema sarebbe sciolto con poche parole, che sono infine il compendio di tante ciarle devote fatte su questo soggetto.
      — Che irriverenza. — disse Maria. — Fa ribrezzo a sentirvi parlare in cotesto modo!
      — Ribrezzo? Eppure non è che la verità. Perché i vostri predicatori non vanno anche un poco più oltre, e non dimostrano che è bello il vedere a tempo e luogo vuotar qualche bicchiere di più, o passar la metà della notte a giocare alle carte e darsi qualche altra delle distrazioni che la Provvidenza ci concede? Piacerebbe tanto di sentire che anche queste sono cose sante e buone.
      — Ma alla fine, credete voi che la schiavitù sia cosa giusta o riprovevole? — domandò miss Ofelia.
      — Cara cugina, voialtri del Vermont — disse giovialmente Saint-Clare — avete una dialettica che spaventa. Se io rispondessi a uno dei vostri quesiti, voi mi piombereste addosso con altri cinque o sei, e ciascuno più complicato del precedente, né io mi sento voglia di definire la mia opinione.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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