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      L’edilizio sociale, in Europa ed in America, si compone di parti che non reggono all’esame un po’ severo della moralità. È riconosciuto quasi generalmente che gli uomini non aspirano alla perfezione assoluta, ma si appagano di operar bene come il resto del mondo. E per ciò, quando un uomo parla schiettamente, e asserisce che la schiavitù ci è necessaria, che non potremmo farne a meno, che, mancandoci quella, saremmo ridotti alla mendicità, e che per siffatta ragione intendiamo di conservarla, un simile modo di ragionare mi sembra chiaro, fermo, logico e rispettabile per la sua sincerità. Ma quando un uomo, allungando il muso e parlando con voce nasale, viene a citarmi il Vangelo, non ne sono persuaso.
      — Voi siete senza carità, Saint-Clare! — disse Maria.
      — Ebbene, — riprese Saint-Clare — supponiamo che una cagione qualunque facesse alfine ribassare e per sempre il prezzo del cotone, e gli schiavi fossero divenuti una merce di nessun valore sul mercato; non credete voi che si avrebbe presto un’altra versione della Sacra Scrittura? Lasciate che la schiavitù diventi inutile, e vedrete la Chiesa, illuminata di nuova luce, scoprire che la schiavitù è condannata dalla Bibbia e dalla ragione.
      — Comunque, — disse Maria stendendosi sul divano — io ringrazio il Cielo d’avermi fatta nascere in un paese dove la schiavitù esiste. Io credo che la schiavitù sia veramente legittima; sento in me che deve esser così, e ad ogni modo so che non potrei farne senza.
      — E tu, cara piccina, che ne pensi?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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