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      «— Sicché dunque, — diceva uno — essi sono nella casa del quacquero, senza dubbio! —
      «Allora mi tenni quatto quatto ad ascoltare con ambo le orecchie, e sentii che appunto si parlava di voi. Così li udii svolgere tutti i loro disegni.
      «— Il giovane — dicevan essi — sarà rimandato nel Kentucky al suo padrone, che ne darà un esempio tale, che i negri perderanno la voglia di fuggirsene. —
      «In quanto alla tua donna, due di essi si proponevano di condurla alla Nuova Orléans e di venderla sul mercato per loro proprio conto, e calcolavano di guadagnare milleseicento o milleottocento dollari; il fanciullo poi dicevano che era già venduto ad un mercante, Gim e sua madre dovevano essere riconsegnati al loro padrone. Dissero inoltre che due agenti di polizia d’una piccola città vicina dovevano giungere in breve per aiutarli, e che la giovane sarebbe condotta dinanzi a un giudice: uno di loro, omiciattolo dalla parola melliflua, asserirà con giuramento ch’essa gli appartiene, e se la farà consegnare per condurla poi nel Sud. Essi conoscono la strada che noi dobbiamo fare stanotte, e ci seguiranno in numero di sei o sette. Ora che si deve fare? —
      Il gruppo, che tenevasi in vari atteggiamenti dopo questa comunicazione, sarebbe stato degno d’essere ritratto da un pittore. Rachele Halliday, la quale stava preparando un’infornata di biscotti, levava al cielo le mani infarinate e il viso impresso di grande commozione. Simeone guardava, profondamente pensoso. Elisa erasi avvicinata al marito, e lo fissava con uno sguardo pieno di ambascia inesprimibile.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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