Quando furon tutti assisi, entrò Ruth e disse:
— Ho portato delle calzettine per il fanciullo; ve ne sono tre paia, di lana fina, che tengono ben caldo. È sì rigido il clima del Canada! Coraggio, Elisa! — soggiunse, passando dalla parte dove essa era seduta e stringendole la mano cordialmente. Indi, messa una pasta dolce nella manina di Enrico:
— Ho portato anche una piccola quantità di queste per lui;— disse, cavando con difficoltà dalla sua sacchetta l’involtino — i bimbi, lo sai, hanno sempre appetito.
— Oh, grazie, — esclamò Elisa con un sorriso — grazie! Siete troppo buona.
— Resta a cena con noi, Ruth, — disse Rachele.
— Non posso proprio; ho lasciato John a casa col bambino e coi biscotti nel forno. Bisogna che io ritorni presto, se no, egli lascerà bruciare i biscotti e darà al bimbo tutto lo zucchero che è nella zuccheriera. Così fa il più delle volte, — disse ridendo la quacquera piccoletta. — Dunque addio, Elisa; addio, Giorgio! Il Signore vi conceda un felice viaggio. —
E Ruth uscì trotterellando dalla stanza.
Pochi istanti dopo la cena, una grande carretta coperta si fermò dinanzi alla porta; la notte era lucente di stelle, e Finea balzò leggermente dal suo sedile per collocare dentro il legno i viaggiatori.
Giorgio uscì dalla casa per il primo, col suo figlioletto in braccio, e tenendo all’altro braccio la moglie. Il suo passo era fermo ed il viso tranquillo e risoluto.
Rachele e Simeone li seguivano.
— Scendete per un istante, voi, — disse Finea a coloro che erano già nella carretta — affinché possa accomodare il sedile di dietro per le donne e il fanciullo.
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