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      — So bene che avete dalla parte vostra la legge e il potere, — riprese a dire Giorgio acerbamente. — So che voi volete strapparmi la moglie per condurla al mercato della Nuova Orléans, e vendere il mio figliuolo come un vitello ad un mercante, e rimandare la madre di Gim al brutale che la flagellava perché non poteva fare lo stesso col suo figlio. So che volete restituire Gim e me a coloro che chiamate nostri padroni, affinché possano incrudelire sopra di noi con la sferza e con la tortura; e le vostre leggi sono pronte a sostenervi. Oh, infamia per voi e per esse! Ma non ci avete ancora. Noi non riconosciamo le vostre leggi; rinneghiamo il vostro paese; noi siamo liberi al pari di voi, e, per il gran Dio che ci creò, vogliamo combattere per la nostra libertà fino alla morte. —
      Giorgio stava ritto alla sommità della rupe mentre faceva la sua dichiarazione d’indipendenza.
      La luce dell’aurora mandava i suoi raggi sopra la bruna sua fronte; i suoi occhi sfavillavano d’ira e di disperazione; e come se egli si appellasse dall’uomo alla giustizia di Dio, sollevò le mani al cielo mentre parlava.
      Il suo atteggiamento, il suo sguardo, il tonare della sua voce ridussero per un istante al silenzio gli assalitori.
      Nel coraggio e nella risolutezza vi è qualcosa che fa violenza agli animi più duri. Marks fu il solo che non sentì questa impressione.
      Caricò tranquillo la sua pistola, e nel breve silenzio che succedette al suo parlare, prese la mira contro lui.
      — Ecco: — disse traendo il colpo — fa lo stesso ricondurlo vivo o morto nel Kentucky.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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