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E nettò con la manica del suo abito la canna della pistola.
Giorgio fece istintivamente un balzo indietro.
Elisa mandò un grido. La palla aveva sfiorato i capelli del giovane, e fischiando vicino all’orecchio di sua moglie, era andata a conficcarsi in un albero dietro a loro.
— Non è niente. Elisa, — disse Giorgio con tutta calma.
— Faresti meglio a metterti al sicuro, invece di parlamentare, — disse Finea. — Sono schiuma di ribaldi.
— Ora, Gim, bada bene che le tue pistole siano in buono stato, — disse Giorgio — e tieni l’occhio sullo stretto passaggio. Il primo che s’avanza, lo colpisco. Tu concerai a dovere il secondo: e così di seguito. Non bisogna, capisci, perdere due palle per uno solo.
— Ma se tu non lo cogliessi?
— Lo coglierò, — disse freddamente Giorgio.
— Benissimo! Ha buone disposizioni, — mormorò Finea fra i denti.
Gli assalitori, dopo che Marks ebbe tirato il colpo, stettero un po’ irresoluti.
— Credo che uno di loro sia rimasto ferito: — disse uno degli uomini — ho inteso un grido.
— Voglio andare a vedere; — disse Tom — io non ebbi mai paura dei negri, né l’avrò oggi. Chi viene con me? — domandò arrampicandosi su per la rupe.
Giorgio udì distintamente quelle parole, e puntò l’arme dove il primo assalitore doveva affacciarsi.
Uno dei più animosi tenne dietro a Tom, e, dato così l’esempio, tutti cominciarono a salire coi piedi e con le mani, gli ultimi sospingendo i primi, un po’ più forse che questi non avrebbero desiderato.
Dopo un istante di aspettazione, il corpo massiccio di Tom comparve quasi all’orlo della fenditura.
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