Tom Loker fu posto diligentemente in un più pulito e più soffice di quello che era solito occupare. Gli medicarono e fasciarono la ferita, ed egli, steso supino come un fanciullo, stanco, apriva e chiudeva gli occhi languidamente, e volgeva gli sguardi sulle tende bianche della finestra e sulle persone che passavano tacite nella cameretta.
Noi lo lasceremo momentaneamente in questa situazione, per far ritorno allo zio Tom.
XVIII.
TRIBOLAZIONI DI MISS OFELIA.
Il nostro amico Tom, nella sua mente ingenua, paragonava spesso la sua avventurata sorte nella schiavitù che doveva sopportare, con quella di Giuseppe in Egitto; e per verità, di mano in mano che scorreva il tempo e che le pregevoli qualità di Tom erano sempre meglio apprezzate dal suo padrone, l’analogia diveniva più sensibile.
Saint-Clare era indolente e curava poco il denaro.
Adolfo aveva fino allora avuto l’ufficio di provveder la casa, e siccome su questo punto egli era non meno negligente di Saint-Clare medesimo, le cose andavano in modo che il denaro pareva avesse l’ali. Ma Tom, assuefatto da parecchi anni a considerare come suoi propri gl’interessi del padrone, aveva, non senza dolore, osservato che Saint-Clare reprimeva a fatica quelle spese pazze; e talvolta, con quei modi pacati e indiretti di cui gli schiavi sanno valersi a maraviglia, si permetteva timidamente qualche osservazione.
Sulle prime Saint-Clare si servì di quando in quando dell’opera di Tom; ma ben presto, maravigliato della sua idoneità agli affari, si fidò maggiormente di lui, finché a poco a poco tutte le compre e provviste domestiche furono commesse a lui solo.
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