Pagina (306/624)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Che importa il tempo a chi sa d’averne due volte più di quello che gli bisogna? In quanto all’ordine e alla regolarità, che importa a colui il quale non ha altro da fare se non leggere i giornali o stare sdraiato sul sofà, che il pranzo o la colazione si rechi in tavola un’ora più presto o più tardi? Ma vedete che stupendi pranzi ci fa la nostra Dina! Zuppe, stufati, arrosti, torte di frutta, creme gelate; ed essa trae tutto questo dal caos della sua cucina. Questo è un ingegno che ha veramente del sublime, a parer mio. Ma, siate benedetta! Se andiamo giù a vederla mentre fuma la pipa e, sdraiata per terra, ordina e dispone tutti i preparativi di un banchetto, perderemo perfin la voglia di mangiare. Mia buona cugina, non vi prendete quest’affanno. È una penitenza inutile. Voi non fareste che inquietarvi, e confondereste del tutto il capo a Dina. Lasciatela fare a modo suo.
      — Ma, Agostino, voi non sapete in qual disordine io abbia trovato tutte le cose.
      — Non lo so? Ignoro forse che la spianatoia della pasta è sotto il suo letto, e ch’ella tiene la grattugia da noci moscate in tasca insieme col tabacco? Che vi sono cinquanta zuccheriere sparse in ogni buco della casa? Che essa asciuga le stoviglie un giorno con un tovagliuolo ed un altro con un avanzo di vecchia gonnella? Ma il risultato di tutto ciò è che Dina fa pranzi eccellenti, un caffè delizioso. Or bene, è d’uopo giudicarla come i guerrieri e gli uomini di Stato si giudicano: vale a dire dal successo.
      — Ma lo sperpero? Le spese?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Dina Dina Agostino Dina Stato