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      In quanto all’onestà, lo schiavo è tenuto in uno stato tale di dipendenza, e per così dire d’infanzia, che non v’è modo di fargli comprendere che cosa sia la proprietà e di ficcargli in capo che i beni del suo padrone non gli apparterrebbero neppure se riuscisse a porvi sopra la mano. Per parte mia, non vedo come i negri potrebbero essere onesti. Uno come Tom è un prodigio morale.
      — E che avviene delle anime loro?
      — Di questo, io non m’impaccio; — rispose Saint-Clare — io non mi dò pensiero che della vita presente. Noialtri crediamo generalmente che tutta la razza sia abbandonata quaggiù al diavolo per la maggiore utilità nostra in questo mondo, checché possa derivarcene poi nell’altro.
      — È un vero orrore! — esclamò miss Ofelia. — Dovreste arrossire di voi stessi.
      — Non ne vedo la ragione. Noi ci conformiamo a principii abbracciati dalla maggior parte degli uomini. Osservate ciò che accade sulla terra. Dovunque, le classi inferiori sono sacrificate, corpo, anima e intelligenza, al benessere delle classi elevate. Così avviene in Inghilterra, così in tutti i paesi; e nondimeno tutta la cristianità ci riguarda con virtuosa indignazione perché noi facciamo le cose con una piccola differenza dagli altri.
      — Una tal cosa non accade nel Vermont.
      — Certo, ne convengo: nella Nuova Inghilterra e negli Stati liberi voi siete ordinati in miglior modo di noi. Ma ecco, suona la campanella; ora, cugina mia, lasciamo un po’ da parte i nostri pregiudizi locali, e andiamo allegramente a pranzo. —
      Venuta la sera, miss Ofelia si trovava nella cucina, ed intese gli sguatteri gridare:


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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