— Oh, guarda, ecco la vecchia Prue che viene brontolando, secondo il suo solito! —
Una donna di colore, alta e magra, entrò nella cucina portando in testa un cesto di ciambelle e pagnottine calde.
— O Prue, ben arrivata! — disse Dina.
La Prue aveva nel volto una singolare espressione di stizza, e la sua voce pareva un grugnito.
Pose giù il suo cesto, sedette sul pavimento, e appuntati i gomiti sulle ginocchia disse:
— Oh, Signore! Sarebbe meglio fossi morta!
— E perché vorreste esser morta? — domandò miss Ofelia.
— Così sarei liberata dalle mie miserie, — rispose tristemente quella donna, senza alzare gli occhi da terra.
— Perché dunque vi ubriacate sempre da meritarvi le frustate? — disse una bella cameriera meticcia che, parlando, scoteva i suoi pendenti di corallo.
La donna le lanciò uno sguardo irato, e disse:
— Ci verrai forse anche tu fra non molto a questo grado di sventura, e allora sarei contenta di vederti... sì, sarei contenta. Allora tu godrai al pari di me di bere un gocciolo per dimenticar la tua sciagura.
— Venite qua, Prue, — disse Dina — lasciate vedere i vostri panetti. La signora è qui per pagarveli. — Miss Ofelia ne prese un paio di dozzine.
— Vi devono essere alcuni buoni in quell’orciuolo rotto, su quell’asse lassù, — disse Dina. — Montavi, Jake, prendili e portali giù.
— Dei buoni! E a che vi servono? — domandò Ofelia.
— Noi li compriamo dal suo padrone, ed essa ce li cambia con pagnottine.
— Oh, mi contano il denaro e i biglietti, quando torno, e se qualcosa manca, mi flagellano senz’ombra di pietà.
| |
Prue Prue Dina Prue Ofelia Prue Dina Ofelia Dina Jake Ofelia
|