— E fanno bene, — disse Giovanna, la vispa cameriera — se vi servite del loro denaro per ubriacarvi.
— E lo farò sempre. Io non posso vivere in altro modo. Bevo, per dimenticare la mia infelicità.
— Oibò! — fece miss Ofelia. — Rubate al vostro padrone per abbrutirvi? Fate male.
— Avete ragione; ma farò sempre lo stesso! Vorrei esser morta, e fuori così da tanta miseria!
E la povera donna si rialzò a stento e si rimise la cesta sul capo; ma prima di uscire guardò la meticcia che agitava tuttavia i suoi orecchini.
— Tu ti credi bella con quelle cianfrusaglie, e tentenni il capo, e guardi la povera gente dall’alto al basso. Che importa? Tu puoi vivere tanto a lungo da diventare una vecchia creatura pesta ai flagelli come sono io. Spero che sarai ridotta a questo punto. Allora vedrai se non riuscirà di gran sollievo ai tuoi mali il bere e ribere, e poi bere ancora, stolta che sei! —
E con un ghigno maligno la donna usci.
— Sozza bestia! — disse Adolfo che veniva a chiedere un po’ d’acqua calda per il padrone. — Se ella fosse mia schiava, gliene farei dare anche più di quante ne riceve.
— Non sarebbe facile! — osservò Dina. — Il suo dorso è tutto macolato. Essa non può nemmeno allacciarsi la veste per le piaghe che la cuoprono.
— Mi pare — disse Giovanna — che non si dovrebbe permettere a sì vili creature di entrar nelle case di persone dabbene. Che ne dite, signor Saint-Clare? — soggiunse crollando il capo leziosamente verso Adolfo.
Convien dire che, non contento di appropriarsi vesti e altri oggetti del suo padrone, Adolfo era solito prendere anche il nome e l’indirizzo di lui; e il titolo che assumeva nei crocchi di gente di colore era quello appunto di signor Saint-Clare.
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