— Io sono pienamente della vostra opinione, miss Benoir, — rispose Adolfo.
Benoir era il nome di famiglia di Maria Saint-Clare, al cui servizio era Giovanna.
— Di grazia, miss Benoir, — soggiunse Adolfo — mi è lecito domandarvi se questi orecchini verranno alla festa da ballo di domarli sera? Sono proprio belli!
— Mi maraviglio che la petulanza di voialtri uomini vada tant’oltre, — disse Giovanna, scotendo la sua graziosa testa e facendo sentir di nuovo il leggero scoppiettio dei pendenti. Io non danzerò con voi in tutta la sera, se mi fate ancora di simili domande.
— Oh, non sarete tanto crudele, voglio sperare! — disse Adolfo. — Io mi struggo dal desiderio di sapere se vi si vedrà comparire con la vostra bella veste color di porpora.
— Che c’è? — disse Rosa, leggiadra serva meticcia che in quel momento era scesa giù dalla scala.
— Questo signor Saint-Clare è tanto insolente.
— Sull’onor mio, — disse Adolfo — lascio che ne giudichi miss Rosa.
— So bene ch’egli è piuttosto sfacciato, — disse Rosa, posandosi sopra uno dei suoi piccoli piedi e guardando maliziosamente Adolfo. — Spesso egli mi costringe a montare in collera con lui.
— Signorine mie, — esclamò Adolfo — voi volete fra tutte e due farmi il cuore in pezzi! Una di queste mattine sarò trovato morto nel mio letto, e la colpa sarà tutta vostra.
— Sentite come parla, quest’impudente creatura! — dissero le due giovani con uno scroscio di risa.
— Orsù, via di qua! — strillò Dina. — Non mi piace che si venga a far del chiasso intorno a me.
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