Tom ritornò tristemente a casa. Entrando nel cortile, trovò la fanciulletta con intorno al capo una ghirlandina di tuberose, e con gli occhi scintillanti di giubilo.
— Tom, siete qui! Come sono contenta di trovarvi! Il babbo dice che potete attaccare i poney alla mia carrozzetta nuova per farmi fare una passeggiata, — diss’ella prendendolo per mano. — Che avete, Tom? Siete triste.
— Non mi sento bene, miss Eva; ma vado subito a mettere i finimenti ai cavalli.
— Via, ditemi che cosa vi affligge. Io vi ho veduto discorrere e contrastare con la vecchia Prue.
Tom allora narrò ad Evangelina con eloquente semplicità la storia della povera donna.
Essa non fece alcuna esclamazione, non espresse maraviglia, non pianse come altri fanciulli avrebbero fatto. Ma impallidì, e una fosca nube velò i suoi occhi; poi incrociò le mani sul petto e mandò un gran sospiro.
XIX.
CONTINUAZIONEDELLE ESPERIENZE DI MISS OFELIA.
— Tom, non attaccate i cavalli: non ho più voglia di uscire, disse Evangelina.
— Perché, miss Eva?
— Perché quelle miserie mi fanno male al cuore... — diss’ella — sì, mi fanno male; — ripeté vivamente — non voglio uscire. —
E voltando le spalle a Tom, rientrò in casa.
Alcuni giorni dopo, si vide una vecchia giungere portando i soliti panetti invece della Prue.
Miss Ofelia era nella cucina.
— Dio buono! — esclamò Dina. — O la Prue?
— La Prue non tornerà più, — disse la donna con aria misteriosa.
— E perché? È forse morta?
— Non lo sappiamo. Essa è nella cantina! — disse la donna gettando uno sguardo verso miss Ofelia.
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