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      — replicò Saint-Clare.
      — Forse che non lo difendono tutti gli abitanti del Sud? Se ciò non fosse, terreste schiavi?
      — E siete tanto semplice da credere che a questo mondo non si facciano se non le cose che si stimano giuste? Non avete mai fatto alcuna cosa che comprendevate non essere assolutamente irreprensibile?
      — Quando ciò mi accade io me ne pento almeno, — rispose miss Ofelia battendo i ferri con raddoppiata energia.
      — Ed io pure, — disse Saint-Clare, mentre aveva preso a sbucciare un’arancia — io me ne pento ogni momento.
      — Ebbene, perché continuate?
      — Non avete mai continuato, voi, a fare il male dopo esservene pentita, mia buona cugina?
      — Può anche darsi; ma solamente quando fui fortemente tentata, — disse miss Ofelia.
      — Ebbene, io sono fortemente tentato; in ciò appunto sta la mia difficoltà.
      — Ma io presi sempre la risoluzione di non proseguire nel male e di mantenere il buon proponimento.
      — Ed io pure, da dieci anni, rinnuovo tutti i giorni la stessa risoluzione, e non so come non l’abbia finora potuta eseguire. Siete riuscita, voi, cugina, a non cadere in alcun errore?
      — Cugino, — disse Ofelia con serietà e mettendo da parte il suo lavoro — per certo io merito che mi rinfacciate i miei errori, di cui non intendo discolparmi. Tuttavia corre tra noi qualche differenza. Io preferirei di troncarmi la destra, anziché continuare a fare, giorno per giorno, ciò che considero come peccato. E se le mie azioni fossero del tutto opposte ai miei principii, accetterei la vostra riprovazione.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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