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      I suoi grandi occhi azzurri mandavano lampi, ed egli involontariamente faceva gesti concitati. Miss Ofelia, che non l’aveva mai veduto in quel modo, serbava un profondo silenzio.
      — Io vi dichiaro — diss’egli fermandosi a un tratto dinanzi a lei — che se per cessare tanta ingiustizia e miseria questo paese si sprofondasse sotto terra, consentirei d’essere inghiottito con esso. Quando io viaggio, e rifletto che ognuno di quegli uomini brutali, abietti, spregevoli, dissoluti nei quali m’imbatto, ha dalle nostre leggi il diritto di esercitare un potere assoluto sopra altrettanti uomini, donne e fanciulli quanti può comprarne con quel denaro ch’egli ruba o che truffa; quando vedo tali uomini possedere fanciullini, giovinette, donne, sono tentato di maledire il mio paese, di maledire la razza umana.
      — Agostino! Agostino! — esclamò miss Ofelia. — Basta; voi avete detto anche troppo! Mai in tutta la mia vita ho udito cose simili, neppure nel Nord.
      — Nel Nord! — riprese a dire Saint-Clare, cambiando espressione e ripigliando il suo accento solito di spensieratezza. — Poh! I vostri abitanti del Nord non hanno sangue nelle vene. Voi, gente del Nord, siete freddi e apatici in tutto; voi non sapete maledire e imprecare come facciamo noi quando diciamo davvero.
      — Ma per tornare alla questione... — replicò miss Ofelia.
      — La questione!... Oh, sì, è d’uopo tornarvi! — continuò Saint-Clare. — Diabolica questione, in fede mia! «In qual modo tu sei caduto in questa condizione di peccato e di miseria?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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