.. sentivo tante e tali cose, che con le parole non si possono esprimere!
«La schiavitù in quel tempo non era ancora venuta in campo di discussione; nessuno ci aveva trovato alcuna cosa da ridire. Mio padre era nato aristocratico. Forse in una vita anteriore aveva occupato un alto grado e gli era rimasto tutto l’orgoglio delle antiche corti, quantunque discendesse da famiglia povera e popolana. Mio fratello era la fedele immagine di lui. Un aristocratico, si sa, non ha simpatie al di là d’una certa linea sociale. La linea di demarcazione varia secondo i paesi; ma non viene mai oltrepassata; ed agli occhi di mio padre questa era segnata dal colore della carnagione. Giusto e generoso coi bianchi, considerava i negri come anello di congiunzione tra l’uomo e il bruto, e fondava su questa ipotesi tutte le sue idee di equità. Io credo che se qualcuno gli avesse domandato: «I negri hanno un’anima immortale?» mio padre avrebbe forse risposto di sì. Ma per mio padre la religione era una cosa secondaria; tutti i suoi principii religiosi consistevano nel venerare Iddio come capo delle classi superiori.
«Mio padre faceva lavorare cinquecento negri circa. Inflessibile, esigente, puntiglioso negli affari, voleva che ogni cosa andasse come un meccanismo, con una precisione ed un’esattezza infallibili. Ora, se riflettete che i negri sono uomini bugiardi, fiacchi, snervati, comprenderete facilmente che nelle piantagioni di mio padre avvenivano spesso fatti che martellavano un cuore sensibile come il mio.
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Iddio
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