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      «Mia madre possedeva alcuni antichi quadri di pregio, uno dei quali rappresentava Gesù che guarisce un cieco. Questo quadro era assai bello, e faceva sempre su me la più viva impressione.
      «— Guarda, Agostino: — mi diceva mia madre — questo cieco era un mendicante tapino; però Gesù non lo volle risanar da lontano. Egli lo chiamò a sé, e pose le sue mani sopra di lui. Ricordati di ciò, figliuolo mio. —
      «Se avessi potuto continuare a vivere sotto le cure di mia madre, essa mi avrebbe ispirato l’entusiasmo per le grandi cose, sarei divenuto forse un santo, un riformatore, un martire; ma sventuratamente fui diviso da lei quando avevo appena tredici anni, e non l’ho veduta mai più! —
      Saint-Clare stette in silenzio per alcuni istanti, col capo appoggiato tra le mani; poi, sollevando gli occhi, riprese a dire:
      — Che è mai ciò che si chiama virtù umana! Essa non è, il più delle volte, che un caso, un affare di latitudine o di longitudine, di posizione geografica, combinata col temperamento dell’uomo: un accidente, nulla più. Vostro padre, per esempio, pone la sua dimora nel Vermont, in un paese dove tutti sono di fatto liberi ed uguali; egli diviene membro e diacono d’una chiesa, si aggrega ad una società abolizionista, e reputa noialtri altrettanti pagani. Tuttavia, sotto ogni rispetto, per il temperamento come per le abitudini, egli è precisamente una copia di mio padre. Ne ha lo stesso spirito fermo, imperioso, assoluto. Voi sapete bene, cugina, che gli abitanti del vostro villaggio sanno che Saint-Clare si reputa al disopra di loro.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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