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      In quanto riguarda la famiglia, è difficile dire che cosa sia peggio, tra l’avere i propri figli venduti, o vederli morir di farne al proprio fianco.
      — Ma non si giustifica la schiavitù col dimostrare che vi sono altre cose egualmente cattive.
      — Non è mia intenzione di difendere la schiavitù! Dico soltanto che noi osiamo rompere in modo più evidente i diritti dell’uomo. Qui si compra un uomo come si compra un cavallo: gli si esaminano i denti, se ne palpano le membra, si fa camminare, e poi si paga. Abbiamo speculatori, allevatori, trafficanti di corpi e d’anime. Il male, dunque, si presenta agli occhi del mondo incivilito sotto una forma più palpabile, più ributtante, sebbene la cosa, in sostanza, porti allo stesso risultato: quello di appropriarsi una parte del genere umano e farla servire, senza riguardo alcuno, a vantaggio dell’altra parte.
      — Io non avevo mai considerato la cosa da questo lato, — disse miss Ofelia.
      — Io — continuò Saint-Clare — ho viaggiato un po’ in Inghilterra, ed ho esaminato buon numero di documenti intorno alle condizioni delle classi inferiori di quel paese; ebbene, sono d’avviso che Alfredo ha ragione quando afferma che i suoi schiavi stanno assai meglio d’una gran parte della popolazione d’Inghilterra. Dunque, cugina, non vorrete figurarvi che Alfredo sia quel che si chiama un padrone duro, poiché egli non lo è. Egli è despota e senza pietà verso l’insubordinazione, ed ammazzerebbe uno sciagurato che osasse resistergli, con quello stesso rimorso con cui ucciderebbe un daino; ma in generale egli ha piacere che i suoi schiavi siano ben nutriti e ben ricoverati.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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