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      Ma una tale indulgenza guastava la disciplina nella piantagione, e ben presto ebbi a sostener con Alfredo quella medesima lotta che alcuni anni prima avevo sostenuta con mio padre. Alfredo mi disse che io avevo un cuore da femminetta, e che mai avrei attitudine per gli affari; mi consigliò di prendere le rendite che avevamo ereditate da nostro padre e la casa che possedevamo alla Nuova Orléans, e di andare quivi a far poesie, lasciando a lui solo il governo della piantagione. Noi ci separammo dunque, ed io venni qua.
      — E perché non avete reso liberi i vostri schiavi?
      — Non ne ebbi il coraggio! Adoperarli come strumenti par guadagnarmi del denaro, non potevo; ma seguitare a tenerli meco per aiutarmi a spenderlo, ciò mi sembrava meno indegno e meno biasimevole. Alcuni di loro erano vecchi servitori ai quali portavo affetto: gli altri erano loro figli; e tutti si lodavano del loro stato presente. —
      Saint-Clare tacque; poi, fatti alcuni giri per la stanza con aria pensosa, riprese a dire:
      — Vi fu un tempo della mia vita in cui ebbi la speranza di far qualche cosa di meglio in questo mondo, che lasciarmi trarre a seconda della corrente. Sentivo in me una certa brama vaga e confusa d’essere una specie d’emancipatore e di liberar la mia patria da questa macchia disonorante. Tutti i giovani, credo, sono presi, una volta o l’altra, da questa febbre generosa, ma...
      — E perché non lo faceste? — domandò miss Ofelia. — Voi dovevate metter mano all’aratro, e non guardarvi indietro.
      — Tutto andava a rovescio di quello che io m’ero prefisso, e caddi in quel disinganno della vita dei quale parla Salomone.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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