Lo perdetti nella prima invasione del colera: egli sacrificò la propria vita per salvare la mia. Quando io ero malato e in punto di morte, e mentre tutti i miei servi eran fuggiti per la paura, Scipione mi prestava la più assidua assistenza, e a lui sono debitore della vita. Ma dopo il poveraccio rimase colpito dal morbo né vi fu modo di salvarlo. Mai perdetti alcuno con più vivo rincrescimento. —
Evangelina erasi a poco a poco avvicinata a suo padre mentre egli faceva questo racconto, e stava a bocca semiaperta, con gli occhi spalancati e pieni del più vivo interessamento. Quando egli ebbe finito, la fanciullina gli gettò le braccia intorno al collo, e proruppe in lacrime ed in singhiozzi convulsi.
— Eva, cara fanciulla, che hai? — disse Saint-Clare, spaventato nel sentire che quel corpicino tremava tutto per la violenta commozione. — Questa bambina — soggiunse egli — non dovrebbe mai udire simili racconti; essa patisce troppo di nervi.
— No, babbo, non patisco di nervi, — disse Evangelina, frenandosi subito con una forza di volontà maravigliosa in sì tenera età — non patisco di nervi; ma queste cose mi fanno male al cuore.
— Che intendi dire, va?
— Non so esprimermi, caro babbo. Io ho molti pensieri nel capo. Forse un giorno te li potrò dire.
— Ebbene, quando vuoi, mia cara, purché tu non pianga! — disse Saint-Clare. — Guarda la bella pesca che ti ho portata. —
Evangelina la prese sorridendo, benché gli angoli della sua bocca fossero tuttora mossi da un tremito convulso.
— Qua, qua, vieni meco a vedere i pesciolini d’oro, — disse Saint-Clare, — prendendola per la mano e uscendo sopra la veranda.
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