— Se potessi aiutarvi, zio Tom; ho imparato un poco a scrivere; l’anno scorso io conoscevo tutte le lettere. Ma dubito assai di aver dimenticato qualche cosa. —
Evangelina pose la sua bionda testolina accanto a quella di Tom, e ambedue, pieni d’ignoranza e di buona volontà, tennero un grave consulto; finalmente, dopo una lunga deliberazione sopra ogni parola, giunsero a formare una composizione che, con loro gran contento, somigliava a uno scritto.
— Sì, zio Tom, vi assicuro io che comincia a andar bene, — disse Evangelina, guardando con dolce compiacenza la lavagna. — Oh, come saranno contenti vostra moglie ed i vostri figli! Ma è un’infamia che vi abbiano separato da loro! Voglio domandare al babbo di lasciarvi alla fine tornare a casa vostra.
— La mia padrona mi disse che avrebbe mandato il denaro per riscattarmi appena lo avesse raccolto, — riprese Tom — e sono ben certo che lo farà. Il padroncino Giorgio promise che verrebbe a cercarmi, e mi diè questo dollaro in pegno della sua parola. — E Tom cavò fuori dal suo corpetto il prezioso dollaro.
— Oh, dunque verrà certamente! — disse Evangelina. — Sono proprio contenta!
— Io vorrei mandar loro una lettera, capite bene, per far conoscere ad essi dove sono, e per dire alla buona Cloe che ricevo buoni trattamenti, poiché quella povera donna dev’essere di certo molto addolorata.
— Tom! — disse la voce di Saint-Clare, che si affacciò all’uscio. Tom ed Evangelina si scossero per la sorpresa.
— Che stai facendo là? — soggiunse Saint-Clare appressandosi alla lavagna.
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