— Agostino, perché m’avete condotto questa creatura?
— Perché prendiate ad educarla e le insegniate la via che essa deve tenere. Mi sembra che ella sia un saggio assai curioso della sua specie. Qua, Topsy, — soggiunse fischiando, come se chiamasse un cane. — Cantaci una canzone e mostraci come sai ballare. —
Gli occhi della negra presero un’espressione maliziosa, ed ella intonò, con voce chiara ed acuta, una delle melodie della sua razza.
Batteva il tempo con le mani e coi piedi, faceva rapide giravolte intorno alla sala cozzando insieme le ginocchia, osservando una specie di cadenza selvaggia e bizzarra, e traendo dalla sua gola certi inesprimibili suoni gutturali che sono propri della musica africana. Indi, fatte due o tre capriole ed emessa una nota finale non meno strana ed aspra del fischio d’una locomotiva, si lasciò a un tratto cader giù sopra un tappeto, e incrociò le mani con un’aria devota di dolcezza e di pio raccoglimento; per altro v’era una certa malizia negli sguardi che essa lanciava con la coda dell’occhio.
Miss Ofelia rimase muta e sbalordita dallo stupore. Saint-Clare, che si divertiva, volgendosi di nuovo alla ragazzina le disse:
— Topsy, ecco la tua nuova padrona. Ti lascio ora a lei; bada bene di comportarti saviamente.
— Sissignore, — rispose Topsy con fare solenne, mentre la malizia le traspariva dagli occhi.
— Tu sarai docile e buona, capisci? — ripeté Saint-Clare.
— Oh, signore! — replicò essa volgendo un’altra occhiata maliziosa, con le mani sempre devotamente incrociate sul petto.
| |
Topsy Ofelia Topsy Saint-Clare
|