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      — Or bene, Agostino, che significa tutto questo? — disse Ofelia. — La vostra casa ribocca di questi serpentelli in modo che non si può fare un passo senza urtare in essi coi piedi. Io mi alzo la mattina, e ne trovo uno addormentato dietro l’uscio della mia camera, scorgo la testa di un altro sotto la tavola, e un terzo coricato sulla stoia. Dalla mattina alla sera sono appollaiati dappertutto, si baloccano, fanno smorfie, stridono, ingombrano il pavimento della cucina. Che cosa volete che me ne faccia, ora, di quest’altra?
      — Non ve l’ho detto? Che prendiate a educarla. Voi predicate sempre che bisogna educare questi infelici; ed io ho pensato di regalarvi un esemplare di costoro, questa ragazzetta pescata poco fa, acciocché esercitiate sopra di essa la vostra pazienza e le insegniate la buona via.
      — Ma io non ne ho bisogno davvero! Ne ho già fin troppi.
      — Ecco come siete voialtri cristiani! Formate associazioni e spedite un povero missionario a spender tutta la sua vita in mezzo agl’infedeli. Ma, nessun di voi s’assume la fatica della conversione d’uno solo! Eh, no! Quando si viene all’atto, o sono troppo sudici, o troppo schifosi, o danno troppo da fare, e così via dicendo.
      — Comprenderete bene, Agostino, che io non avevo considerato la cosa sotto questo aspetto, — disse Ofelia, evidentemente rabbonita. — Sì, questa potrebbe essere veramente un’opera da. missionario, — soggiunse, gettando sopra la fanciulla uno sguardo più favorevole.
      Saint-Clare aveva toccato la corda sensibile: la coscienza di miss Ofelia stava sempre all’erta.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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