Lo stile di questa lettera era abbastanza conciso e chiaro; ma Tom se ne esagerava le bellezze e considerava questo scritto come un capolavoro dei moderni. Non si stancava mai di guardarlo, e volle anche consultare Evangelina se non fosse bene incorniciarlo e ornarne il muro della sua cameretta.
Egli non ne fu impedito che dalla difficoltà di fare in modo che si potessero vertere le due facce della pagina ad un tempo. L’amicizia tra Tom ed Evangelina andava crescendo col crescer della fanciulla. Sarebbe difficile dire qual posto essa occupava nel tenero e appassionato cuore del suo fido servo. Egli l’amava come una creatura fragile e terrestre, ma nel tempo stesso l’adorava come un essere celeste e divino. La contemplava con quell’ossequiosa tenerezza che i marinari delle spiagge italiane provano dinanzi all’immagine di Gesù bambino.
Il suo maggior diletto era di sodisfare i graziosi capricci di lei, e quei mille piccoli bisogni che assediano la fanciullezza e che variano come i colori dell’iride.
Dal canto suo, Evangelina non era meno zelante nel ricambiarlo di buoni uffici. Benché fanciulletta, sapeva leggere con molta grazia; un orecchio musicale, un’immaginazione viva e poetica ed un istintivo amore per quanto v’è di grande e di nobile, facevano di essa la miglior lettrice della Bibbia che Tom avesse mai udita. Dapprima essa leggeva per compiacere l’umile suo amico; ma in breve le sue idee vivaci si svilupparono e si strinsero al volume sacro come i germogli della vite si allacciano intorno all’olmo sublime.
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