Essa amava quel libro perché le destava nel cuore aspirazioni strane e commozioni vaghe e forti, come piacciono ad un fanciullo di ardente immaginativa.
In questo momento della nostra narrazione, tutta la famiglia Saint-Clare erasi trasferita alla sua casa di campagna, sulle sponde del lago di Pontchartrain. I calori dell’estate avevano condotto coloro che potevano allontanarsi dalla polverosa e malsana città, a respirar le aure fresche di quelle spondeLa villa Saint-Clare era costruita a guisa delle abitazioni dell’India: attorniata da svelte gallerie di bambù, aprivasi da ogni lato sopra giardini e parchi. La gran sala guardava sopra un vasto giardino olezzante di alberi pittoreschi e di fiori dei tropici, dove sentieri sinuosi scendevano in riva al lago, le cui onde inargentate si elevavano o si abbassavano sotto i raggi del sole; spettacolo che mutava ad ogni ora e sempre appariva più bello.
Ora ci troviamo ad uno di quei tramonti del sole che infiammano tutto l’orizzonte d’una corona di gloria, e fanno dell’acqua un altro cielo.
È una domenica.
Tom ed Evangelina stanno seduti all’ombra d’un pergolato, sopra un sedile di musco, in fondo al giardino. La Bibbia è aperta sulle ginocchia della fanciulla.
Essa legge:
— «E io vidi un mare di vetro misto a fuoco...» Tom, — diss’ella interrompendosi a un tratto e accennandogli il lago — eccolo!
— Che cosa, miss Eva?
— Non vedi? — rispose la fanciulla additando il tremolare delle onde che riflettevano la luce aurea del cielo. — Ecco un mare di vetro misto a fuoco.
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