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      Essa amava sua madre, perché l’amore era il sentimento che le empiva l’anima, e tutto l’egoismo di questa non faceva che conturbarla, senza comprendere bene il perché; aveva quella credenza innata nei fanciulli che una madre non può mai aver torto. Era in costei alcunché di misterioso per Eva; ma alla fine pensava ch’ella era sua madre, e l’amava con tenerezza. Soffriva per quei poveri servi, ai quali era cara come la luce del sole. Di rado avviene che i fanciulli abbiano idee generali; ma Evangelina, che era di una precoce e straordinaria intelligenza, non aveva potuto osservare senza disgusto tutte le conseguenze deplorabili del sistema sotto il quale viveva.
      Era mossa dal vago desiderio di far contenti e liberare non solo coloro che la circondavano, ma tutti quelli che si trovavano nella condizione stessa; e questo desiderio contrastava dolorosamente con la sua debolezza fisica.
      — Zio Tom, — diss’ella un giorno dopo aver fatto la solita lettura al suo amico — io comprendo ora perché Gesù volle morire per noi.
      — Perché, miss Eva?
      — Perché io vorrei fare altrettanto.
      — Che cosa volete dire, miss Eva? Io non v’intendo.
      — Non so come spiegarmi. Quando vidi quelle povere creature sulla nave, sapete bene, mentre voi ed io eravamo insieme, e le udii invocare chi il padre, chi la madre, chi il marito, chi i figli, quando udii la storia della sciagurata Prue e di molte altre, io sentii che morrei volentieri, se la mia morte potesse dar fine a tutte quelle miserie. Sì, Tom, morrei volentieri per loro, se potessi, — ripeté la fanciulla con voce commossa, ponendo la sua manina scarna in quella di lui.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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